Nell’edizione di marzo di GT – Rivista di Giurisprudenza Tributaria è stato pubblicato un mio commento alle ordinanze n. 24779 e 25632 del 2021 della Suprema Corte di Cassazione.
Il focus riguarda la rilevanza della sentenza penale definitiva nel procedimento tributario, argomento in continua evoluzione e che non cessa di essere oggetto di interventi legislativi ed interpretazioni difformi.
Se è pur vero che l’attuale sistemazione della materia esclude che la sentenza penale irrevocabile, di condanna o di assoluzione, avente ad oggetto l’accertamento degli stessi fatti materiali da cui dipende la vicenda impositiva, possa avere efficacia di giudicato nel procedimento tributario, è altrettanto vero che i punti di contatto tra i due procedimenti sono numerosi e pregnanti. Non è pertanto più completamente giustificata la ormai datata teoria della totale separatezza dei due procedimenti.
I recenti arresti della Suprema Corte portano nuovamente alla nostra attenzione l’argomento e, mettendo a nudo le incoerenze dell’attuale sistemazione, parrebbero porre le basi di un nuovo punto di approdo che, facendo economia di energie processuali, auspicabilmente aumenti e renda sistematica la rilevanza delle sentenza penale definitiva anche nel processo tributario.
Del resto, è evidente che decisioni che risultino apertamente conflittuali nell’una e nell’altra materia non possono certo giovare alla percezione pubblica del sistema giudiziario.
Si tratta, in ogni caso, di argomentazioni ancora in divenire, così che è facile prevedere che non mancheranno ulteriori frizioni tra le diverse correnti interpretative che, nella dottrina e nella giurisprudenza, si confrontano alla ricerca di un nuovo punto di equilibrio.