È cresciuto del 20% in un decennio il carico fiscale su chi dichiara redditi elevati, come dirigenti, imprenditori, professionisti e magistrati. I percettori di rendite o affitti, godono di trattamenti agevolati. Ad analizzare l’universo dei contribuenti italiani ad alto reddito è una ricerca di Elexia, associazione di avvocati e commercialisti che raggruppa 40 professionisti di Milano, Roma e Firenze.
Dal 2009 al 2018 i contribuenti italiani sopra i 120.000 euro lordi annui, sono cresciuti del 31% passando da 249.313 nel 2009 a 325.424 nel 2018. I soggetti con redditi elevati sono appena lo 0,8% dei contribuenti tricolore (oltre 41 milioni); percepiscono l’8% del reddito complessivo, ma versano ben il 16%, dell’Irpef nazionale.
I membri di questo club subiscono un vero salasso fiscale: in media oltre 79.000 euro annui, quasi 6.600 euro al mese.
“I dati”, osserva Nicola Cinelli, managing partner di Elexia, “sfatano un mito diffuso: i proventi dei super-contribuenti non derivano dai patrimoni, ma vengono da lavoro e pensioni, che rappresentano la fonte primaria per oltre il 90% dei soggetti. Non è corretto, quindi, identificare i percettori di alti redditi con i ricchi, cioè i possessori di grandi patrimoni, i cui proventi, per assurdo, godono invece di generose agevolazioni fiscali”.
A Basiglio (Mi) i super-contribuenti sono il 7,6%
Basiglio, in provincia di Milano, detiene il record fra i comuni italiani per la presenza di super-contribuenti: sono ben il 7,6%, quasi dieci volte la media nazionale. Tutti al Nord gli altri Comuni della “top ten”: Cusago (Mi), al 4,8%, Pino Torinese (To) al 4,1%, Luvinate (Va), al 3,4%, Torre d’Isola (Pv), al 3,4%, Segrate (Mi), al 3,1%, Pecetto Torinese (TO), al 3,1%, Pieve Ligure (GE), al 2,9%, Sauze di Cesana (TO) al 2,9% e Arese (MI) al 2,9%.
Fra i capoluoghi di Regione svetta Milano, dove i contribuenti oltre i 120.000 euro di reddito lordo annuo sono 25.768, ovvero il 2,7% del totale. Seguono Roma, con 29.581 soggetti, pari all’1,6%, Bologna (1,5%) e Bolzano (1,4%).
In coda L’Aquila (0,5%), Catanzaro (0,6%) e Potenza (0,6%).
L’identikit dei contribuenti top
Ogni dieci percettori di alti redditi, otto sono uomini e solo due donne. Fra i super-contribuenti 6 su 10 hanno fra 45 e 64 anni, la fascia dei lavoratori senior. Il 30% ha più di 65 anni, in prevalenza pensionati. Oltre 30.000 contribuenti ad alto reddito, quasi il 10%, sono nella fascia di età fra i 25 e i 44 anni. Ma c’è anche un drappello di circa 190 giovanissimi sotto i 25 anni che dichiarano 300.000 euro di reddito lordo annuo.
In oltre 9 casi su 10 si tratta di imprenditori, dirigenti, professionisti, magistrati e docenti universitari. Su base territoriale in testa c’è la Lombardia con 130 super-contribuenti ogni 10.000 titolari di redditi. Seguono Lazio (112), Trentino Alto Adige (106), Emilia Romagna (92) e Veneto (86). In coda Calabria (21), Basilicata (25) e Molise (30).
Un’escalation inarrestabile
Il Fisco ha inasprito negli anni la tassazione sui redditi alti. Nel 2002 l’Irpef su 120.000 euro lordi annui era di 37.762 euro, pari a circa il 31,5%. Nel biennio successivo (2003-2004) c’è stato un alleggerimento, con il carico sceso a 37.086 euro (30,9%).
Poi un’escalation inarrestabile, culminata con il regime attuale, in vigore dal 2007. La zavorra Irpef è balzata a 44.700 euro (37,2%), con un aggravio di oltre 7.000 euro rispetto all’inizio del secolo. Il carico complessivo è salito di circa il 20% a causa delle addizionali comunali e regionali. Infine, dal 2020, a chi guadagna oltre 100.000 euro lordi annui, è stata ridotta la possibilità di dedurre dal reddito molte spese.
I contribuenti che superano i 120.000 euro di reddito concorrono a circa il 16% dell’Irpef totale, contro l’11% di inizio decennio.
Un fardello senza eguali in Europa. “Un raffronto non è semplice perché i sistemi sono molto diversi”, spiega Nicola Cinelli di Elexia, “Posiamo stimare che i contribuenti italiani con redditi elevati paghino dal 25 al 30 per cento in più rispetto agli omologhi europei”.
Un erario strabico
L’indagine Elexia rivela le storture del sistema tributario italiano.
Un reddito di 120.000 euro lordi da lavoro o pensione è assoggettato a circa 50.000 euro di Irpef, nazionale e locale, pari al 42%. Un vero salasso. Va anche peggio a professionisti e lavoratori autonomi con partita Iva, per i quali la pressione fiscale a oltre il 60%.
Sullo stesso importo incassato come dividendi o interessi, l’esborso si riduce a 31.200 euro (aliquota del 26%). Chi incassa 120.000 euro annui di affitto da abitazioni sborsa soltanto 25.200 euro, grazie alla cedolare secca del 21%.
Se l’introito deriva da cedole sui titoli di Stato l’imposta scende a 15.000 euro (aliquota 12,5%). Infine, se l’incasso è una plusvalenza sulla vendita di un immobile, trascorsi cinque anni dall’acquisto o ricevuto in eredità, la tassazione è pari a zero.